CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA

IL CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA E IL MODELLO 231: UN APPROCCIO INTEGRATO PER LA CONTINUITÀ AZIENDALE.

Il Codice della Crisi d’Impresa ha introdotto un nuovo paradigma nell’approccio italiano alla gestione delle crisi aziendali. La nuova normativa, volendo mitigare i rischi finanziari e garantire la sostenibilità dell’ impresa nel lungo periodo, richiede alle imprese di dotarsi di “adeguati assetti organizzativi”.
Questo concetto si allinea con i principi di governance impliciti nel Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D.lgs. 231/2001, più noto come Modello 231, volto a promuovere una gestione aziendale corretta e responsabile.

IL CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), emanato con il D.Lgs. n. 14/2019, è diventato efficace solo a luglio 2022 con la pubblicazione del D.Lgs. n. 83/2022.
Un ritardo causato sia dalla crisi pandemica COVID-19, che ha richiesto l’attenzione immediata delle risorse governative su altre questioni e ne ha rallentato l’iter legislativo, sia da interventi per recepire la direttiva UE 2019/1023 riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva1, i quali hanno richiesto tempo ed elaborazione.

Il Codice della Crisi d’Impresa ha introdotto significative modifiche nell’approccio italiano alla gestione delle crisi aziendali, ponendo un’enfasi particolare sulla prevenzione e la gestione proattiva delle situazioni di difficoltà finanziaria. Questa nuova prospettiva mira a favorire la continuità aziendale e a evitare il collasso delle imprese con potenziali ripercussioni negative sull’economia e sull’occupazione.

Una delle innovazioni più rilevanti introdotte dal Codice della Crisi d’Impresa riguarda l’obbligo per gli imprenditori di adottare strumenti idonei a prevenire lo stato di crisi e, nel caso in cui questo si verifichi, di individuare la soluzione migliore tra quelle offerte dal CCII, con l’obiettivo primario di garantire la continuità delle attività aziendali.

In pratica, ciò implica che gli imprenditori devono essere proattivi nell’identificare e affrontare i segnali precoci di difficoltà finanziaria, adottando misure preventive e programmando interventi tempestivi per evitare che la situazione degeneri in una crisi irreversibile.
Questo approccio preventivo è fondamentale per salvaguardare non solo gli interessi dell’impresa stessa, ma anche quelli dei suoi dipendenti, dei fornitori, dei creditori e dell’intera comunità economica in cui opera.

L’adozione di un’efficace gestione organizzativa, di controllo contabile e amministrativo – come richiesto dalla nuova normativa – è dunque fondamentale in quanto consente di individuare segnali di crisi aziendale in anticipo, prima che diventino irreversibili. Inoltre offre l’opportunità di intervenire prontamente, affrontando le cause della crisi con azioni mirate e immediate, al fine di garantire la continuità dell’azienda.

In questo contesto, la creazione di adeguati assetti organizzativi può essere offerta proprio dal Modello 231.
Questi modelli, regolamentando il controllo dei processi decisionali all’interno dell’azienda e la gestione delle risorse finanziare, oltre a prevenire i reati previsti D.Lgs. 231/2001 e ad assicurare il rispetto della legge nell’attività aziendale, hanno anche importanti implicazioni sul controllo di gestione e soprattutto sulla prevenzione della crisi aziendale, consentendo l’identificazione tempestiva dei fattori di rischio e la realizzazione di interventi mirati per preservare la continuità aziendale.

MODELLO 231: IL SISTEMA PER CONFORMARSI AI REQUISITI DEL CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA

Il Codice della Crisi d’Impresa prevede quindi l’adozione da parte delle imprese di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili. Ciò significa che le imprese sono tenute a dotarsi di una struttura organizzativa che favorisca la prevenzione e la gestione delle situazioni di crisi e insolvenza.

Questi “adeguati assetti organizzativi” possono includere procedure interne, politiche, ruoli e responsabilità definite chiaramente, così come sistemi di monitoraggio e controllo per individuare tempestivamente segnali di difficoltà finanziarie o operative.

L’obiettivo di questi assetti organizzativi è quello di aiutare gli imprenditori a identificare precocemente le situazioni di crisi e ad adottare le misure necessarie per affrontarle in modo efficace, riducendo il rischio di insolvenza e promuovendo il recupero aziendale.

La richiesta di “adeguati assetti organizzativi” nel contesto del Codice della Crisi d’Impresa richiama indubbiamente il concetto di “adeguatezza nel governo societario” sancito anche dalle norme che disciplinano i modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001.

I modelli organizzativi 231 sono uno strumento importante per promuovere la legalità e prevenire il rischio di commissione di reati all’interno delle organizzazioni, garantendo un’adeguata governance e trasparenza nelle attività aziendali. Questi modelli comprendono una serie di misure organizzative, di gestione e di controllo volte a prevenire specifiche tipologie di rischi, inclusi quelli finanziari.

Quindi, quando il Codice della Crisi d’Impresa richiede alle aziende di dotarsi di “adeguati assetti organizzativi”, questo concetto si allinea anche con i principi di governance sottesi ai modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001, che mirano a promuovere una gestione aziendale corretta e responsabile.

Dunque in virtù dell’introduzione del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, il Modello 231 potrebbe essere implicitamente considerato obbligatorio o fortemente raccomandato per le imprese.

Il Modello Organizzativo 231 offre difatti un quadro strutturato per implementare misure organizzative, gestionali e di controllo volte a prevenire reati all’interno delle organizzazioni. Queste misure possono contribuire significativamente a garantire una gestione aziendale sana, trasparente e conforme alla legalità, riducendo così il rischio di situazioni di crisi e insolvenza.

Pertanto anche se il Codice della Crisi d’Impresa non menziona esplicitamente il Modello Organizzativo 231, l’adozione di un tale modello potrebbe essere considerata un modo efficace per conformarsi ai requisiti del Codice della Crisi d’Impresa e garantire la piena conformità normativa.

In conclusione, il D.lgs. 14/2019 ha conferito al Modello 231 un ruolo ancora più rilevante all’interno delle imprese italiane, rendendolo uno strumento indispensabile per la promozione di una cultura aziendale basata sull’etica e il rispetto delle normative e per una gestione accurata dei rischi.

Investire nella progettazione e nell’applicazione del Modello 231 non è solo una necessità legale, ma anche una scelta strategica fondamentale per la sostenibilità e il successo delle imprese nel panorama economico odierno.

1Quadri di ristrutturazione preventiva: sono degli strumenti che aiutano le imprese in difficoltà finanziarie a riprendersi prima che diventino insolventi. In pratica, sono delle regole e dei piani che le aziende possono mettere in atto per cercare di risolvere i loro problemi finanziari in modo organizzato e preventivo, prima che diventino troppo gravi. Questi quadri possono includere misure come la rinegoziazione dei debiti con i creditori, la vendita di assetti non essenziali o la riorganizzazione interna dell’azienda.
L’obiettivo è quello di aiutare le imprese a evitare la bancarotta e a tornare sulla buona strada finanziaria.

Immagine di Freepik

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