Impresa 4.0 - Consulenza e Formazione Quadrologico

IMPRESA 4.0 – Servizi Integrati di Consulenza Aziendale

IMPRESA 4.0 - IL PIANO TRANSIZIONE 4.0

Il Piano Transizione 4.0 è la nuova politica industriale del Paese, “più inclusiva e attenta alla sostenibilità”. Le principali azioni introdotte puntano a incentivare le imprese a investire in beni strumentali, ricerca e sviluppo, innovazione e design, oltre che nella formazione 4.0.
Il Piano rappresenta quindi un’opportunità per le imprese che vogliono migliorare i propri asset e perfezionare il modello di business per diventare più competitive, trasformandosi in vere imprese 4.0.

DA INDUSTRIA 4.0 A IMPRESA 4.0

A seguito delle indicazioni della Commissione Europea sulla necessità di aumentare la produttività attraverso riforme strutturali nei settori della ricerca e dell’innovazione, lo Stato Italiano, nel febbraio 2016, avviò un’indagine conoscitiva su “Industria 4.0: quale modello applicare al tessuto industriale italiano. Strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali”.

L’obiettivo era fornire proposte operative per una strategia italiana di Industria 4.0¹, indispensabile per introdurre misure, strumenti e tecnologie utili a favorire la trasformazione digitale delle imprese italiane. Le conclusioni di tale indagine portarono alla presentazione, nel settembre 2016, del Piano Nazionale Industria 4.0 per il triennio 2017-2020, introdotto nella Legge di Bilancio del 2017.

Il Piano prevedeva una cabina di regia a livello governativo, composta da operatori pubblici e privati quali: Politecnici di Bari, Milano e Torino, Cassa Depositi e Prestiti, Organizzazioni Sindacali, MISE, MIUR, ecc. In base alle caratteristiche del sistema industriale italiano – pochi grandi player privati industriali e ICT in grado di guidare la trasformazione della manifattura italiana, sistema industriale fortemente basato su PMI, limitato numero di capi filiera capaci di coordinare il processo evolutivo delle catene del valore, ruolo chiave di prestigiosi poli universitari e centri di ricerca per sviluppo e innovazione, forte connotazione culturale dei prodotti finiti – il Piano delineava alcune direttrici strategiche di intervento:

  • Misure a sostegno degli investimenti innovativi: incentivare gli investimenti privati su tecnologie e beni I4.0, aumentare la spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione, rafforzare la finanza a supporto di I4.0, venture capital e start-up;
  • Misure a sostegno dello sviluppo delle competenze: diffondere la cultura I4.0 attraverso scuola digitale e alternanza scuola-lavoro; sviluppare le competenze I4.0 attraverso percorsi universitari e Istituti Tecnici Superiori dedicati, finanziare la ricerca I4.0 potenziando i cluster e i dottorati, creare Competence Center e Digital Innovation Hub;
  • Misure per le infrastrutture abilitanti: assicurare adeguate infrastrutture di rete (Piano Banda Ultra Larga), collaborare alla definizione di standard e criteri di interoperabilità IoT;
  • Misure economiche di supporto: garantire gli investimenti privati, supportare i grandi investimenti innovativi, rafforzare e innovare il presidio di mercati internazionali, supportare lo scambio salario-produttività attraverso la contrattazione decentrata aziendale;
  • Governance e consapevolezza: collaborazione tra pubblico e privato con l’obiettivo comune di divulgare l’importanza, la conoscenza e le applicazioni delle tecnologie 4.0.

Verso la fine del 2017 è iniziata la seconda fase del Piano, ribattezzata Piano Nazionale Impresa 4.0. Questo Piano amplia la platea dei beneficiari, includendo non solo il settore manifatturiero, ma anche altri settori dell’economia – in particolare i servizi – consentendo alle aziende di diversi ambiti di usufruire delle misure previste dal programma. Il Piano diventa così un’occasione per le PMI di perfezionare il proprio modello di business, aumentare le competenze del personale, migliorare gli asset e avviare un cambiamento non più rinviabile.

Una delle novità del Piano Impresa 4.0 riguarda la procedura per l’attivazione degli incentivi. Le misure introdotte si basano principalmente su incentivi automatici, a beneficio delle PMI che investono, favorendo così gli investimenti e riducendo la resistenza al cambiamento.

PIANO TRANSIZIONE 4.0: LA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE

A giugno 2020, la Corte dei Conti ha registrato il decreto che riscrive gli incentivi 4.0, dando avvio al nuovo Piano Transizione 4.0. Questo Piano ambisce a essere il primo passo su cui costruire la nuova politica industriale del Paese, con maggiore attenzione all’innovazione, agli investimenti green e alle attività di design e ideazione estetica, per valorizzare ulteriormente le produzioni del Made in Italy.

L’obiettivo del Piano Transizione 4.0 è avviare una nuova politica industriale italiana capace di promuovere una rapida ripresa dell’economia dopo l’emergenza sanitaria.

Il Piano mobiliterà 7 miliardi di euro per le aziende che investiranno in innovazione, investimenti green, ricerca e sviluppo, design, innovazione estetica e formazione 4.0. Ambiti, come la formazione dei lavoratori, nei quali sarà sempre più necessario investire nei prossimi anni per sostenere il processo di transizione digitale del sistema produttivo italiano.

ALCUNE CARATTERISTICHE DEL PIANO TRANSIZIONE 4.0

I dati provenienti dagli incentivi del Piano Impresa 4.0 hanno confermato l’effetto leva sugli investimenti, ma hanno anche evidenziato alcune criticità. Ciò ha spinto il governo a rivedere alcuni meccanismi e caratteristiche del sistema 4.0.
Alcune di queste sono:

  • Maggiore stabilità delle misure del nuovo piano, con una programmazione pluriennale che garantisca alle aziende un respiro di medio-lungo periodo;
  • Il credito d’imposta è stato indicato come principale strumento di accesso. Con la trasformazione del super e iper ammortamento nel nuovo credito d’imposta per beni strumentali, si stima un ampliamento della platea dei potenziali beneficiari di oltre il 40%, rendendo le misure fruibili anche per i soggetti senza utili e in regime forfettario;
  • Il ricorso al credito d’imposta compensabile in 5 anni comporta una riduzione del tempo di rientro dell’incentivo e un’anticipazione della fruizione già da gennaio dell’anno successivo, mentre oggi bisogna attendere la dichiarazione fiscale dell’anno seguente all’investimento.

LE PRINCIPALI AZIONI DEL PIANO TRANSIZIONE 4.0

Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design: L’obiettivo è stimolare la spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica per sostenere la competitività delle imprese e favorire i processi di transizione digitale, economia circolare e sostenibilità ambientale.

Credito d’imposta formazione 4.0: Lo scopo è incentivare gli investimenti delle aziende nella formazione del personale sulle tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese.

Il processo di trasformazione digitale è un percorso lungo e impegnativo, che non può essere ridotto semplicemente all’introduzione di nuove tecnologie. I responsabili e il management aziendale devono comprendere che questa trasformazione non ha un inizio e una fine definitivi: il cambiamento è continuo all’interno dell’innovazione digitale.

Per fare in modo che l’innovazione diventi il nuovo modus operandi di tutta l’azienda, è necessario adeguare i modelli organizzativi, ripensare i processi aziendali e investire nella formazione dei team di lavoro in modo continuativo. Se l’azienda è consapevole di questo, il nuovo Piano 4.0 rappresenta un’importante opportunità per sfruttare tutte le misure di incentivo e avviare l’impresa in un processo di trasformazione digitale, ormai inevitabile per la sopravvivenza aziendale.

Fonte: Servizio Studi Camera dei Deputati – mise.gov.it
¹ L’espressione “Industria 4.0” si riferisce a una modalità organizzativa di produzione di beni e servizi che fa leva sull’integrazione degli impianti con le tecnologie digitali. Le opportunità derivanti da questo nuovo paradigma sono paragonabili a quelle generate dall’adozione di macchine alimentate da fonti energetiche inanimate come il vapore o i combustibili fossili (I Rivoluzione Industriale), dalla produzione di massa (II Rivoluzione Industriale) e dall’introduzione di impianti automatizzati basati sulle tecnologie elettroniche e informatiche (III Rivoluzione Industriale).
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